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Il Col Quaternà (2713 m.) |
Il Col Quaternà è un monte assai strano. Sì, perché non è né carne né pesce. Giudicate voi; esso non fa parte delle Dolomiti nonostante dalla sua vetta si goda il panorama più completo di tutta la parte nobile delle Dolomiti Orientali (e cioè il poco visitato, ma bellissimo, misterioso e interessantissimo gruppo del Popera, dalla Croda Rossa di Sesto all'Aiarnola); non fa parte, a stare bene attenti, nemmeno delle Alpi Carniche dalle quali lo divide una ampia valle solitaria e erbosa che culmina col Passo Silvella; e non fa parte, se si vuole essere precisi, nemmeno delle montagne vere e proprie essendo, il Col Quaternà (che i tedeschi si ostinano a chiamare Knieberg) nient'altro che un vulcano estintosi qualche tempo fa (parlo di milioni di anni).
La sua stranezza è accentuata dal fatto che il suo cono quasi perfetto si staglia solitario, in disparte dagli altri monti. Si distacca dalla catena delle Alpi Carniche che sancisce il confine tra noi e l'Austria ed è composto da una stranissima roccia nella quale sono presenti elementi lavici. La salita alla vetta del Quaternà non è difficile dato che basterebbe arrivare alla Malga di Rinfreddo e risalire a destra la carrareccia che, con mille tornanti, sale a Passo Silvella. Proprio prima del Passo si devierebbe a sinistra su un evidente sentiero che, con qualche breve ma faticosa rampa, ci porterebbe alla croce di vetta.
Per cercare di allungare il brodo e rendere l'escursione più interessante (e faticosa), io, Giuseppe e Francesco (classe 1927: encomiabile!) abbiamo scelto un itinerario leggermente diverso che qui di seguito descrivo:
In auto fino alla Malga Coltrondo (ci si arriva prendendo una deviazione sulla sinistra, circa sei chilometri dopo aver superato il valico di Monte Croce Comelico, direzione Padola); qui si lascia l'auto e ci si incammina verso nord seguendo un sentiero con un segnavia che indica: "Malga Nemes".
Dopo nemmeno duecento metri però se ne incontra un altro (sulla destra) con l'indicazione che cerchiamo: "Passo Silvella"; imbocchiamo perciò il sentiero che sale nel bosco. Il sentiero è ripido ma non troppo; dopo poco si arriva al primo punto chiave: le rovine di un antico Forte risalente alla Grande Guerra. Da qui il panorama è già notevole e, oltre alle Dolomiti, si scorge nemmeno troppo lontana, sotto di noi, anche la Malga Nemes.
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Io a Francesco alle rovine del Forte |
Val la pena di fare attenzione alle segnalazioni però; infatti su una faccia di un vecchio basamento in calcestruzzo troviamo l'indicazione "Casera Rinfreddo" con una freccia che indica destra.
Pochi metri più in là, alcuni segni bianco-rossi agevolano la confusione sulla direzione da prendere: noi, sbagliando, salimmo sulla destra seguendo una traccia sempre meno segnalata fino a che questa si perde tra l'erba. Dopo esser tornati alle rovine del Forte (tempo perso: non meno di un'ora) abbiamo imboccato finalmente il sentiero giusto: quello che, senza salire, porta leggermente a sinistra.
Il sentiero è meraviglioso (a mio avviso il più bel sentiero di montagna); va via veloce, quasi in piano e velocemente aggira il Col Quaternà da nord. La zona attraversata in quota dal sentiero si chiama "I Fornatti" ed è contraddistinta da una vegetazione rigogliosa dove proliferano i rododendri ed altri fiori multicolori.
Fatica? Fino a qui, nessuna.
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Sul Passo Silvella (2330 m.) |
Mentre si procede (siamo a circa 2000 metri di quota) si domina dall'alto, la carrareccia che dalla Malga Nemes sale al Passo Silvella. Dopo un'oretta circa, il sentiero comincia, finalmente, a salire. Si esce in un prato sterminato e si segue la traccia fino a che questa sfocia, a destra, nella carrareccia. Altri venti minuti di salita ed eccoci al Passo Silvella. Da qui si può tornare alla Malga Coltrondo, si può scendere alla Malga Nemes o si può proseguire verso il valico di confine che traversa il confine e porta al rifugio austriaco Obstanser See Hutte.
Il tempo minaccia pioggia: sono le 3 del pomeriggio ed è quasi buio. Dopo una brevissima sosta, decidiamo di dare l'assalto al Col Quaternà: dopotutto si tratta di salire per soli (altri) 200 metri.
La salita alla vetta, tra la paura di un temporale e la fatica che comincia a farsi sentire, è piena di incognite ma in poco più di mezz'ora eccoci in cima!
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Sulla Vetta del Col Quaternà |
Dalla grande croce votiva il panorama gira a 360 gradi. Scattiamo qualche foto e poi, spinti dalla voglia di evitare la pioggia che cade tutto intorno a noi, ripartiamo.
La lunga discesa (innumerevoli tornanti poco ripidi) ci porta, prima alla Casera Rinfreddo e poi (altri 15 minuti) alla Malga Coltrondo dove completiamo il nostro giro e la nostra escursione.
Dislivello totale: circa 700 metri; tempo impiegato: 6 ore. Gli anni passano ma noi siamo ancora qui; e anche questa volta ce l'abbiamo fatta.
r.m.