La "nostra" panchina |
Presentazione
Questo blog è dedicato alla stupende montagne dell'Alta Pusteria e dintorni, dove per oltre 25 anni ho percorso i sentieri, le vie ferrate e le Alte Vie delle Dolomiti di Sesto, che costituiscono l'attrazione principale di questa bellissima valle.
E' anche un omaggio dell'Autore agli amici incontrati lassù, un'amicizia dalla quale nacque la mitica "Cordata Hirben" le cui escursioni merita senz'altro di raccontare.
Un altro scopo del blog è quello proporsi come guida escursionistica della zona e di descrivere le curiosità, le manifestazioni e le opere d'arte della Val Pusteria che fanno di questo territorio un piccolo monumento naturalistico e folcloristico (nella migliore delle accezioni) che non cesserò di raccomandare a chi ama la natura, la vita sportiva e la Bellezza in una delle sue forme più elevate.
Roberto Mulinacci
Partecipanti: io e Giuseppino
Difficoltà: facile (un poco esposti gli ultimi metri che portano alla vetta).
Durata: Circa 6 ore comode.
Dislivello: Circa 1000 metri.
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Il Picco di Vallandro dall'Alpe Serla |
La traversata verso la forcella Serla ci portò ad incrociare una malga nei pressi della quale pascolavano alcune mucche: un ambiente prettamente alpino.
Prima di giungere alla forcella si rinviene una deviazione sulla sinistra (ovest) che porta alle pendici dell'ultima sommità del Monte Lungo. Gli altimi metri sono abbastanza esposti e benché non si possa affermare che si tratti di un sentiero pericoloso occorre comunque non soffrire di vertigini.
Poi, si accede allo stretto spazio erboso dove sorge la grande croce di vetta, e qui, amici, è veramente il momento di fermarsi a riempirsi gli occhi delle stupende viste che il panorama ci apre davanti!
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Sulla vetta del Monte Lungo |
Dopo un'ora buona di sosta occupata a scattare foto e a rifocillarci, abbiamo intrapreso la via del ritorno scendendo a Malga Pozzo e quindi, valicato il semplice Passo del Capro, siamo scesi direttamente al luogo dove avevamo lasciato l'auto.
Per accedere alla galleria completa delle immagini di questa escursione clikka qui.
R.M.
Il ritorno avviene per lo stesso percorso seguito all'andata.
Tempi di percorrenza: 2 ore per il Rifugio, un'ora per la sella fra i due monti e 20 minuti (per chi se la sente) per raggiungere la cima del Pulpito Alto.
Difficoltà: facile orientamento per raggiungere la sella e coraggio e piede fermo per salire la traccia (difficile, nonostante quello che ne dica il CAI) che porta in vetta.
Dislivello: circa 1100 m.
In una giornata che si preannunciava stupenda siamo partiti in tre: io, Giuseppino e Giuseppe 2 che però, giunti al Rifugio Comici, non ci ha seguiti preferendo fare il giro per il Rifugio Pian di Cengia, il Locatelli e ritorno in Val Fiscalina. Ma il bello viene proprio nel tratto che porta dal rifugio al Pulpito Alto.
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Il Rifugio Zsigmondy-Comici ed il Pulpito Alto |
Si vede dall'assenza di tracce e dalla meravigliosa flora che dovunque ci circonda; il percorso è libero: occorre mirare a quella selletta che scende ad ovest del Pulpito Alto e a non lasciarsi confondere dai mughi che ci circondano. Ad un certo punto si entra in una specie di piccolo canon, dove i fiori formano unh tappeto multicolore inaspettato e meraviglioso: il Paradiso Terrestre! Dopo poco più di duecento metri di dislivello dal rifugio (che si vede sempre, piccolo, in fondo dietro a noi) si giunge ad una piccola radura dove giace un rudere di costruzione in pietra e dove si vede l'ingresso di una lunga caverna. Si tratta di resti della Grande Guerra; i reperti del genere abbondano in questa zona.
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Salita verso il Pulpito Alto |
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Giuseppino sulla vetta |
Dopo la discesa dalla cima del monte di Giuseppino, abbiamo proseguito la nostra esplorazione di quei luoghi quasi mai frequentati e poi siamo discesi seguendo lo stesso itinerario fatto per la salita.
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R.M.
Tempi di percorrenza: 3 ore per la forcella, 20 minuti per la vetta del monte, due ore e mezzo per la discesa.
Osservazioni: Salita abbastanza faticosa e discesa spezzagambe. 1000 metri di dislivello da superare.
Siamo partiti in cinque (io, Giuseppino, Giuseppe 2, Domenico e Luciana) in una mattinata soleggiata ma ventosa e fredda. Il sentiero si alza a strappi: prima una ripida salita porta ad una specie di altopiano, poi, allontanandosi dalla frontiera Italia-Austria (fin qui costeggiata) si entra decisamente in territorio austriaco e ci si alza in un largo giro a destra del monte Orecchio Piccolo. Un largo ghiaione porta infine alle prime rocce. Luciana e Domenico sono arrivati fino a qui; noi abbiamo proseguito. L'ultimo tratto è ripidissimo e si snoda sulle rocce: va affrontato in una arrampicata libera divertente e remunerativa. Giunti alla forcella Jagersharte: colpo di scena! Dall'altra parte è tutto un nevaio scuro e gelato. C'è nebbia e cade anche la neve. La temperatura è rigidissima, 8 gradi sottozero! A Luglio!. Non sentiamo le nostre mani; è difficile perfino scattare una foto o slegare lo zaino per poter mangiare un panino o bere dalla borraccia poiché abbiamo le dita gelate e quasi insensibili. Ci rifocilliamo velocemente (non vogliamo restare esposti al gelo improvviso), poi, seguendo Giuseppe 2, che ci ha preceduto, io e Giuseppino decidiamo di scalare l'Almerhorn, il monte alla nostra destra. Durante la breve salita non mancano i fiocchi di neve ma alla fine arriviamo alla grande croce di vetta! (Francesco, encomiabile) si è fermato alla forcella.
Scattiamo qualche foto, osserviamo l'inedito panorama e ci rallegriamo: una escursione su un quasi-Tremila è sempre una cosa rimarchevole. Dopo poco ci raggiungono 2 persone; sono di Agordo e sono venuti quassù per cambiare. Sono le uniche persone che incontreremo nel nostro percorso.
Ora possiamo iniziare la discesa che si rivelerà faticosa più del previsto: è la prima escursione importante dell'anno e poi il sentiero è tutto un continuo saltellare fra sassi più o meno dissestati. Finalmente torniamo al lago. L'escursione è finita: l'Almerhorn è stato domato!
Per tutte le foto dell'escursione clikka qui.
R.M.