Con il gruppo ridotto ai minimi termini (solo io, Giuseppe e Matilde i partecipanti), dopo aver lasciato l'auto alla Malga Rinbianco ci siamo incamminati alla ricerca di un fantomatico sentiero che, a sentire le carte, avrebbe dovuto tagliare subito sotto la Malga per salire sul fianco est del Monte.
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Il Monte Piana (e il Rifugio Bosi) da Malga Rinbianco (1850m.) |
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La strada militare che sale al Monte. |
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Panorama verso sud. |
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Giuseppe e Matilde sul sentiero. |
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La Malga Rinbianco (zoom). |
Accertato che, come succede sempre più spesso, del sentiero in questione non c'era nessuna traccia evidente, abbiamo dovuto proseguire sulla strada fin quasi al Lago di Andorno prima di trovare una poco visibile indicazione che puntava a destra con la scritta "Rifugio Bosi". Dopo un breve tratto nel bosco il sentiero confluisce su una stretta strada asfaltata dalla quale siamo scesi per un centinaio di metri prima di poter finalmente imboccare il vecchio percorso militare che, prima leggermente, poi sempre più ripidamente, porta al Monte Piana. Ovviamente non ci siamo limitati a percorrere la stradina che gli Alpini avevano costruito ai tempi della Grande Guerra, ma, approfittando delle ripidissime tracce di sentiero che tagliano i tornanti della strada puntando direttamente in alto, abbiamo potuto giungere al Rifugio Bosi in circa 2 ore dalla nostra partenza. Qui una opportuna sosta con un buon minestrone caldo è riuscita a toglierci di dosso ogni residuo della fatica fatta.
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Lo spiazzo dove sorge il Rifugio Bosi. |
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Il Rifugio Bosi. |
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Veduta verso le 3 Cime. |
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Un reperto della Grande Guerra. |
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Il caratteristico terreno del Monte Piana. |
Il Rifugio Bosi sorge sull'estremo bordo meridionale del Monte Piana propriamente detto ed è corredato da un interessante museo di guerra che contiene molti reperti e documenti inerenti l'inaudita, terribile, lunghissima, sanguinosa battaglia che su questo monte fu combattuta fra Italiani e Austriaci dal 1915 al 1917.
Dopo che avevamo iniziato l'esplorazione della zona (un vero e proprio museo all'aperto delle vicende belliche di quegli anni) il tempo ha iniziato improvvisamente a cambiare (in peggio); fatto che ci ha convinti a tornare alla Malga. Purtroppo ormai niente e nessuno avrebbe potuto fermare il corso degli eventi: avevamo infatti percorso solo 2 o trecento metri sulla via del ritorno quando una fenomenale, pazzesca pioggia, trasformatasi prima in una scarica di grandine e successivamente in un perdurante, fragoroso e soprattutto bagnatissimo temporale alpino, ci ha costretti a compiere tutto il lungo tragitto del ritorno fradici fino al midollo, infreddoliti e, soprattutto, incavolati come matti con Giove Pluvio e gli Dei della Montagna. L'incredibile velocità dei nostri (fradicissimi) piedi non ci ha comunque permesso di giungere alla Malga prima che un'ora e più d'acqua scrosciante, ghiaccia e penetrante ci avesse ridotto (absit iniura verbis) un poco simili a quei coraggiosi che lassù, tanti anni fa, dovettero sottostare senza scampo alle più terribili intemperie (oltre che alle bombe e ai gas degli avversari).
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Le rovine di una postazione militare. |
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Panorama dal Monte: Rifugio Locatelli, Monte Paterno, Croda Passaporto e le Tre Cime di Lavaredo. |
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Una trincea distrutta. |
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Una trincea italiana. |
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Monte Piana |
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Ritorno al Rifugio Bosi (mentre il tempo peggiora). |
Solo più tardi, dopo una doccia bollente e un ricambio completo di vestiario, siamo potuti, lentamente, tornare alla normalità.
r.m.