Presentazione
Questo blog è dedicato alla stupende montagne dell'Alta Pusteria e dintorni, dove per oltre 25 anni ho percorso i sentieri, le vie ferrate e le Alte Vie delle Dolomiti di Sesto, che costituiscono l'attrazione principale di questa bellissima valle.
E' anche un omaggio dell'Autore agli amici incontrati lassù, un'amicizia dalla quale nacque la mitica "Cordata Hirben" le cui escursioni merita senz'altro di raccontare.
Un altro scopo del blog è quello proporsi come guida escursionistica della zona e di descrivere le curiosità, le manifestazioni e le opere d'arte della Val Pusteria che fanno di questo territorio un piccolo monumento naturalistico e folcloristico (nella migliore delle accezioni) che non cesserò di raccomandare a chi ama la natura, la vita sportiva e la Bellezza in una delle sue forme più elevate.
Roberto Mulinacci
Il primo tentativo della conquista della vetta della Tofana di Rozes era avvenuto nel 1991 ed era fallito, ma non avevo smesso di pensare a quell’impresa. Ogni tanto ne parlavo con i miei compagni e riscontravo che l’interesse era notevole anche in molti di loro. Certo, dovevamo essere ben convinti di quello che facevamo quando decidemmo di ritentare quell’esperienza ma la fiducia era grande in ognuno di noi e poi questa volta eravamo tutti allenati, esperti e determinati a raggiungere l’obiettivo. Il gruppo che partì alla volta del Rifugio Di Bona quell’anno era composto, oltre a me, da Giuseppino, Marco, Gaetano e Francesco: praticamente tutti coloro che da un po’ di tempo si cimentavano nelle escursioni più impegnative.
Il tempo ci era favorevole: sole e temperatura mite ci accompagnavano mentre salivamo verso la galleria del Castelletto e ci aspettarono anche quando uscimmo all’aperto al termine di quella emozionante arrampicata nelle viscere della montagna. Fino alle Tre Dita la salita, che ho già descritta nel blog precedente, fu divertente e poco faticosa anche se mi pareva di avvertire qualcosa di strano e cioè che, nonostante il nostro impegno nel salire, sia diagonalmente lungo la cengia dove sono stese le prime corde metalliche, sia verticalmente nel tratto che precede le Tre Dita, ebbene, sembrava che non guadagnassimo quota. Era come se il nostro affannarsi producesse assai poco, basti pensare che dal punto in cui la galleria del Castelletto esce all’aperto (2657 m.), alle Tre Dita, che bisogna comunque “conquistare” con un’ora di ferrata, si progredisce in altezza di soli 60 metri!.
Il motivo di questa apparente stranezza risiede nel fatto che le stratificazioni rocciose della Tofana di Rozes non sono orizzontali ma affondano verso nord e si trovano quindi disposte diagonalmente di modo che, al termine di ogni tratto di corda che ci fa progredire in altezza, ogni breve tratto su cengia in direzione nord (tratto che sebbene sembri in piano è leggermente in discesa) ci fa perdere gran parte della quota così duramente conquistata.
Alle Tre Dita arrivammo piuttosto presto: non erano ancora le 12. Dopo una breve sosta partimmo per l’assalto finale. Per far questo dalla cengia delle Tre Dita si va verso destra invece che, come facemmo nel mio primo tentativo, a sinistra (che ci porterebbe al Rifugio Giussani); dopo poche decine di metri si rinviene la prima corda di quelle che compongono l’ultimo tratto della ferrata Lipella. Questa volta bisogna raccogliere le forze psicofisiche e salire. Si guadagna quota in una entusiasmante arrampicata dolomitica assolutamente verticale che si snoda innalzandosi nell’immane parete di roccia in un ambiente eccezionale. Ero il primo della fila e, voltandomi indietro per controllare la salita dei miei compagni che si trovavano sotto di me, mi sentivo piccolo e audacemente indifeso di fronte allo spettacolare e mastodontico anfiteatro dolomitico che si andava aprendo sotto e davanti ai miei occhi. Un centinaio di metri sotto di noi, un altro gruppo di circa 15 persone aveva iniziato anch’esso la salita; tutti uomini che sfidavano la grande Tofana, che si arrampicavano in fila indiana sopra l’enorme Val Travenanzes e davanti allo schieramento delle più prestigiose cime dolomitiche: Croda da Lago, Punta Fanis, Monte Cavallo e le altre due Tofane.. tutti eravamo consci di godere di un privilegio eccezionale, e ce lo assaporavamo tutto senza smettere però di restare tesi e concentrati sulla salita.
La ferrata Lipella termina appena superata quota 3000. Da qui c’è ancora da percorrere un ripidissimo sentiero ghiaioso che, con innumerevoli tornanti, porta alla cuspide sommitale. Siamo all’aperto: non ci sono corde a cui affidarci e non ci sono vicino a noi pareti di roccia o cime più alte di dove ci troviamo; pericoli non ce ne sono e non ci resta che da percorrere questi ultimi metri. E sono duri; durissimi.
In effetti, sarà stato per la fatica accumulata nella salita, sarà stato per l’altitudine inusitata (per noi non è frequente arrivare oltre i Tremila), mi sentivo addirittura spossato. Sapevo che non poteva dipendere solo dalla stanchezza, ma non riuscivo a respirare abbastanza e ansimavo cercando di riempire più che potevo i polmoni con quell’aria di alta montagna povera d’ossigeno.
Ma poi, ecco la grande croce di vetta! Ancora qualche passo e ci sono; è vicina, vicinissima.. la tocco: sono sulla Tofana di Rozes! (l’unica delle tre Tofane che si può raggiungere solamente con i proprio mezzi). Ci riuniamo, noi cinque. Accanto a noi ci sono altre persone che sono salite fino a quassù anche se non tutte per via ferrata (infatti si può giungere sulla vetta della Tofana anche seguendo quella traccia segnalata che parte dal Rifugio Giussani e che a noi servì per il ritorno) e tutti ci sentiamo terribilmente eccitati per l’avventura che abbiamo vissuto e per l’incredibile sensazione di alta montagna che ci circonda. La vista spazia a 360 gradi scoprendo allo sguardo tutte le cime dolomitiche. La giornata serena ci fa sembrare vicine anche le lontane Alpi austriache, e le altre Tofane, quella di Dentro e quella di Mezzo, separate da noi da uno strapiombo di quasi 700 metri sotto il quale si stende la valle dove sorge il Giussani, sembrano a portata di mano.
Ci rallegriamo l’un l’altro; scattiamo le foto di rito. Poi, dopo una mezz’oretta, diluita l’emozione e la soddisfazione e ristorata un poco la fatica, è tempo di incamminarci sulla via del ritorno. Scendiamo per qualche minuto lungo il ghiaione che ci ha portato in vetta, poi, prima di tornare al punto in cui sfocia la ferrata ma seguendo un cartello indicatore, deviamo a destra. Per grossi massi cominciamo una lunga, faticosa discesa saltellante che, in un paio d’ore, ci porta al Rifugio Giussani. Qui: sorpresa! ecco tutti i nostri amici della Pension Hirben che, a nostra insaputa, sono venuti a farci incontro per rallegrarsi con noi! Francesco e Domenico cominciano i cori a cui tutti noi ci aggiungiamo mantre gli avventori presenti nel rifugio assistono, stupiti; non sanno che noi facciamo così. Poi, piano piano, tutti insieme, scendendo per la larga strada dove passa il sentiero 403, torniamo al Di Bona completando il giro della Tofana. L’escursione è finita, la ferrata Lipella percorsa, la Tofana di Rozes conquistata: per noi della Hirben è stata una gran bella giornata.
Nelle foto:
Si sale verso l'imbocco della Galleria del Castelletto
Foto di gruppo prima di entrare nella Galleria del Castelletto
La cengia che porta dalle Tre Dita all'ultimo attacco della Ferrata Lipella
Francesco in posa davanti alla targa della Ferrata
Siamo in cima alla Tofana di Rozes!
Foto di gruppo accanto alla croce di vetta
Veduta dalla vetta delle due altre Tofane.
La serie completa è disponibile tra gli Album Fotografici