Il Lastron dei Scarperi è situato, in posizione piuttosto isolata, tra alcune tra le più affascinanti montagne delle Dolomiti di Sesto: la Cima dei Tre Scarperi e le Tre Cime di Lavaredo. Basterebbe questo per segnalarlo ad ogni escursionista che ami i grandi spazi e i panorami importanti. Se poi si aggiunge che si tratta di una montagna che arriva a quasi a Tremila metri di altitudine e che per “conquistarla” non occorrono doti alpinistiche particolari al di là di un buon allenamento e di una certa preparazione fisica, ecco che i motivi per una escursione per coloro che, come noi del Gruppo Hirben, sono innamorati delle montagne e dell’avventura, ci sono tutti.
Era da un po’ che Francesco, che c’era stato, ci magnificava quella montagna, così panoramica e appartata, così quel giorno del 1996 ci trovammo in cinque (i “soliti” cinque): io, Giuseppino, Francesco, Marco e Gaetano risoluti a scalare quella cima brulla e tozza, ma onnipresente nelle più famose vedute dolomitiche.
Beh, quando ho detto che bisognava essere allenati e preparati, non avevo parlato a vuoto; basta guardare qualsiasi cartina del Gruppo dei Tre Scarperi per vedere che, da qualunque parte lo si voglia avvicinare, il Lastron richiede tempi lunghi e fatica. Il modo più rapido e con minor dislivello da superare (quello che seguimmo noi) è evidentemente quello di partire dal Rifugio Auronzo (al quale si può arrivare in corriera partendo da Misurina) e, passando per la Forcella Lavaredo giungere al Rifugio Locatelli alle Tre Cime.
Al celebre rifugio si può arrivare anche provenendo dalla Val Campodidentro e dal Rifugio dei Tre Scarperi ma, ovviamente, si tratta di un percorso più lungo e più faticoso; per questo io non lo consiglio.
Ci sono anche altre due possibilità di accesso al Lastron che indico, specie il primo, a beneficio di quei pochi coraggiosi che amano i percorsi avventurosi e poco (o punto) frequentati.
Questo itinerario parte dal Rifugio dei Tre Scarperi (1626 m.), giunge in fondo alla Val Campodidentro e prende poi il sentiero 105, quello che in molti percorrono per andare al Locatelli. In questo caso però occorre fare bene attenzione e, un poco più sopra al punto in cui il ripido sentiero traversa il Rio di San Candido, superata di qualche metro una inaspettata panchina situata opportunamente in un breve punto dove il percorso si fa pianeggiante, si rinviene una traccia che porta a sinistra. Si segue la traccia che scende fino al Rio che occorre risalire per qualche decina di metri tenendosi sulla destra fino ad un punto (in verità un poco difficile da trovarsi: occorre occhio allenato e “volontà di vedere”) dove c’è una specie di “buco” nella roccia. Passando dentro quel buco, o superandolo sulla sinistra, si perviene a quella che sembra una traccia di sentiero, affascinante e misteriosa. Si tratta dei resti del famoso Sentiero “An der Lan”, il sentiero che gli Austriaci avevano costruito durante la Grande Guerra per poter rifornire le loro postazioni attestate sotto la parete settentrionale della Torre di Toblin e sulle cime del Sassovecchio al riparo dall’artiglieria italiana schierata sulla Forcella di Lavaredo. Il sentiero va a sbucare nei pressi della Forcella di San Candido (2581 m.), a nord del Rifugio Locatelli e già sulla via per il Lastron.
Il secondo itinerario è quello che parte dalla Capanna di Fondovalle, al termine della Val Fiscalina e si dirige al Locatelli sul sentiero 102. Anche in questo caso, prima di arrivare al Rifugio (poco prima dei laghetti), una deviazione (poco evidente) porta direttamente alla Forcella di San Candido.
Riprendiamo il discorso; in ogni caso, da qualunque parte si provenga, o dal Locatelli o dai due percorsi che ho appena illustrato, bisogna comunque passare dalla Forcella di San Candido. Da qui si scende in una vasta depressione; bastano pochi minuti per entrare in una dimensione diversa da quella che ci aveva accompagnato durante tutto il tragitto dall’Auronzo al Locatelli; le comitive sono lontane, le voci cessano, il silenzio ci circonda, la solitudine è perfetta perché la quasi totalità dei visitatori della zona delle Tre Cime si ferma al rifugio o nelle prossimità dei laghetti. Noi invece si sale tagliando verso le prime rocce del Lastron all’ombra di alte cime misteriose, tra le meno visitate delle intere Dolomiti: le cime di Rocca Novale, della Punta Lavina Bianca e quelle, deserte, del gruppo di Sassovecchio. Su queste vette gli Austriaci in guerra avevano costruito e mantenevano alcune postazioni; la più alta d’Europa è tra queste: la cosidetta “Alta Guardia”, difficile da raggiungere ma affascinante per la sua lontananza da ogni via battuta.
Basta, proseguiamo per la traccia che si fa sempre più ripida; ora la fatica si fa sentire perché la distanza percorsa è notevolei, ma non ci arrendiamo, continuiamo a salire fino a che il sentiero diviene esposto, volge a sinistra e si fa più pianeggiante. C’è l’atmosfera (o meglio sarebbe dire, “l’odore”) caratteristico dell’alta montagna; siamo sui 2900 metri. Si notano alcuni ometti di sassi, si sale facilmente ora per quella salita che negli ultimi metri è diventata un facile pendìo; ancora qualche minuto e siamo sulla larga, panoramicissima vetta. Ci fermiamo, lasciamo cadere gli zaini a terra, ci sediamo a riposare un po’. La salita provenendo dal Rifugio Auronzo, è stata lunga ma ne valeva la pena: il panorama dal Lastron è uno dei più belli di tutte le Dolomiti di Sesto. La montagna, così alta e centrale nel cuore delle montagne più famose è un vero e proprio belvedere.
Davanti a noi, a sud, le Tre Cime come non si vedono che da queste posizioni privilegiate (un’altra è quella dal Cadin della Caccia) e lontano il Sorapiss, le Marmarole e l’Antelao. E poi, girando intorno a noi stessi, senza quasi alcuna vetta che ci copre la visuale, scopriamo tutte le cime che fanno delle Dolomiti di Sesto, il regno fiabesco della Montagna. Solo da una piccola parte la vista è coperta; a nord infatti, le cime dei Tre Scarperi, inaspettatamente vicine, impediscono allo sguardo di spaziare verso la Val Pusteria e fanno sorgere nuovi desideri.
Infatti da qui, sembrerebbe possibile, passando su un’esile ma non difficile cengia, arrivare fino alla vicinissima Punta Lavina Bianca addirittura senza arrampicare (quel monte è meno elevato del Lastron). E quella, insieme alla prossima Piccola Punta dei Scarperi (che però è vetta alpinistica e supera i Tremila) è una delle cime nobili del sottogruppo più suggestivo di queste Dolomiti.Ma quello che abbiamo fatto ci basta e avanza; ci beiamo della magnifica, esaltante vista, poi, dopo un breve riposo dedicato a rifocillarci e a scattare foto, siamo pronti per il ritorno che, non va dimenticato, non è una passeggiata: l'Auronzo, dove ci aspetta l'autobus che ci riporterà a Misurina non è proprio dietro l'angolo. Ma anche questa è fatta: il Gruppo Hirben è stato sul Lastron!
Foto 1: Panorama da Forcella Lavaredo verso il Rifugio Locatelli e il Lastron dei Scarperi.
Foto 3: Dalla cima del Lastron. Panorama verso le Tre Cime
Foto 4: Dalla cima del Lastron. Panorama verso La Punta dei Tre Scarperi