Il Lago di Braies è indubbiamente una delle mete più note e frequentate della Val Pusteria; si trova al termine della strada che, partendo dalla statale della Pusteria tra gli abitati di Monguelfo e quello di Villabassa, si inoltra a sud in direzione dell'alta mole della Croda del Becco.
Certamente molti dei visitatori del lago non avranno voluto rinunciare a compierne il giro: si tratta di poco più di una passeggiata per niente impegnativa ma che permette di godere di panorami assai suggestivi.
Bene, per coloro che si sentono abbastanza allenati e che sono amanti del trakking alpino, voglio consigliare una escursione circolare tra i monti di Braies che feci non più di tre anni fa in compagnia di Giuseppino, Francesco, Domenico e Luciana; si tratta di una lunga e remunerativa camminata sportiva di qualche ora (bisogna dedicarci una intera giornata) che permette di esplorare le vie d'accesso alle più alte montagne di questa zona.
Si parte e si ritorna dal punto di partenza più comodo ed ovvio: il parcheggio che si trova al termine della larga strada che porta al lago, proprio vicino al grande Albergo Emma.
Da qui si imbocca la stradina che contorna il lago sulla destra e, in un quarto d'ora o poco più, si arriva alla sponda meridionale; dopo una piccola deviazione sulla sinistra si può imboccare il sentiero segnato numero 4 (o 1) che, risalendo inizialmente il grande ghiaione detritico che scende dal versante orientale della Croda del Becco, porta in un'oretta circa, ad un segnavia. Ci troviamo a circa 2000 metri di quota; ora bisogna risalire il segnavia 4 che devia sulla sinistra (a destra arriveremmo al Rifugio Biella) e che, dopo un percorso ondulato abbastanza agevole, ci conduce ad un altro bivio importante (quota 2250 m.).
Da qui si può andare verso la forcella Cocodain (a sinistra) o, se seguissimo quello che è stato finora il nostro indicatore (il 4), verso la Baita del Cavallo; noi prendiamo invece il sentiero numero 28 che volge a nord; sale in progressione sensibile solo per un breve tratto, poi (2300 m.), si stabilizza in un lungo percorso a saliscendi ma senza pendenze importanti.
Dopo circa due ore da quando lo abbiamo imboccato, il sentiero 28 incontra due importanti deviazioni che scendono verso est: si tratta di due sentieri, il 30 e il 29, che permetterebbero, in caso di bisogno, di scendere in breve tempo a Ponticello, sulla strada di Braies.
Noi però continuiamo sul 28 e dopo una breve salita eccoci finalmente sulla Sella dei Camosci (2443 m., foto), la prima meta importante della nostra escursione.
La Sella (o Forcella del Camoscio) si trova tra le due montagne più alte di questa regione alpina: il Campo Cavallo Grande (2559 m.) sulla destra, e il Campo Cavallo Piccolo (2594 m.) sulla sinistra.
Chi volesse salire su quest'ultima montagna basta che risalga il crinale dalla forcella fino alla cima: le difficoltà sono minime e si richiede solo piede fermo e assenza di vertigini; per chi preferisse salire sul Campo Cavallo Grande, io consiglio di scendere per un poco il sentiero 29 fino ad una evidente diramazione e da lì, seguendo i segni rossi e le indicazioni, salire in cima.
Dalla Sella dei Camosci la vista si apre su un panorama vario e per certi versi inaspettato: a destra possiamo osservare dall'alto la Valle di Braies e San Vito; a sinistra, al di là di una profonda depressione ghiaiosa, ecco, pressapoco alla nostra altezza, la cima del Sasso del Signore, il monte più noto di questa parte di territorio.
Bisogna dire che la veduta imprevista del sentiero che scende al di là della Sella può avere un effetto scoraggiante su alcuni escursionisti poco preparati a questo genere di (minime) difficoltà; dopo ore di camminata assolutamente tranquilla lungo un altipiano principalmente pianeggiante ecco che ci si trova improvvisamente sul bordo superiore di una larga insellatura con la prospettiva di dover scendere per un ghiaione ripido, lungo ed esposto afidandosi ad una stretta traccia tortuosa: la prospettiva può spaventare i meno avvezzi a questo genere di imprevisti.
Niente panico. Esaminiamo la situazione con calma, saggiamo il sentiero che ci accingiamo a percorrere: è tutto sotto controllo e basta iniziare la discesa che ci accorgeremo di quanto i timori, se c'erano, fossero stati infondati. Comunque, se proprio non ce la sentiamo di scendere da questa parte, possiamo prendere il sentiero 29 che abbiamo da poco superato e seguirlo fino a Ponticello; da lì si potrà sempre chiedere un passaggio per tornare al lago.
Al termine della discesa il sentiero 28 sfocia nel 58: è questo il nostro nuovo segnavia. Seguendolo a sinistra (ovest) ci porterà al nostro punto di partenza.
Saliamo solo un poco fino ad incrociare l'indicazione per la traccia che porta sul Sasso del Signore: una salita bellissima che ci serbiamo per un'altra occasione. Ora scendiamo per il sentiero 58 che, assai accidentato scende lungo la depressione chiamata Lavina Bianca; al termine ci porta a destra. Rivediamo il lago; da quassù dominiamo la sua sponda meridionale (foto); si tratta di un posto ideale per tirare finalmente il fiato e scattare delle foto (c'è anche una insperata ma utilissima panchina).
Il 58 scende sempre contornando il lago dall'alto; in certi punti un poco esposti troviamo delle corde fisse che ci aiutano nel cammino ma ormai il più è fatto. Il sentiero infatti, dopo aver deviato a nord-est come a far finta di portarci fuori strada, torna in sé virando ad ovest con una larga curva e, scendendo, si immette finalmente nella stradina sterrata che contorna il lago: pochi minuti e siamo alla macchina.
Presentazione
Questo blog è dedicato alla stupende montagne dell'Alta Pusteria e dintorni, dove per oltre 25 anni ho percorso i sentieri, le vie ferrate e le Alte Vie delle Dolomiti di Sesto, che costituiscono l'attrazione principale di questa bellissima valle.
E' anche un omaggio dell'Autore agli amici incontrati lassù, un'amicizia dalla quale nacque la mitica "Cordata Hirben" le cui escursioni merita senz'altro di raccontare.
Un altro scopo del blog è quello proporsi come guida escursionistica della zona e di descrivere le curiosità, le manifestazioni e le opere d'arte della Val Pusteria che fanno di questo territorio un piccolo monumento naturalistico e folcloristico (nella migliore delle accezioni) che non cesserò di raccomandare a chi ama la natura, la vita sportiva e la Bellezza in una delle sue forme più elevate.
Roberto Mulinacci
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